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Don’t mention the war!

Finale tutta tedesca a Wembley. E dove se non a Wembley? Dove un cosidetto „gol“ di Geoff Hurst diventò decisivo per la conquista del titolo da parte degli Inglesi. Il famoso „Wembley-Tor“, usato ancora oggi per descrivere le cannonate sotto la traversa. Peccato che non era gol. Ve lo dico io. Da settimane la stampa […]

Finale tutta tedesca a Wembley. E dove se non a Wembley? Dove un cosidetto „gol“ di Geoff Hurst diventò decisivo per la conquista del titolo da parte degli Inglesi. Il famoso „Wembley-Tor“, usato ancora oggi per descrivere le cannonate sotto la traversa. Peccato che non era gol. Ve lo dico io.

Da settimane la stampa tedesca si è italianizzata e stanno propagando „la finale tedesca“ su tutti i canali di communicazione. Viene descritto come consacrazione del modello vincente, versione pallonara dello „spread“. Allora non so cosa pensano i Britannici dell’invasione crucca, ma sono convinto che si saranno preparati guardando qualche puntata di „Fawlty Towers“. Per i veri tifosi del Bayern e del Dortmund „finale tedesca“ non vuol dire niente. Sono rivali, com’è giusto che sia; se perdi non puoi trovare consolazione nel fatto che „vince una tedesca“. Anzi, ti devi subire lo sfottò dai vicini di casa nella tua lingua. Magari l’aspetto tedesco interessa a qualche tifosotto occasionale, di quelli che spuntano come i funghi quando c’è qualcosa da vincere. Ma Bayern – Dortmund ci racconta tutto quello che il calcio è, ed il calcio non si limita mai ai 90 minuti giocati su un rettangolo verde. Il calcio è poesia.

Da una parte c’è il Bayern. La forza teutonica per antonomasia, la macchina perfetta, la precisione e la programmazione. Il Bayern che domina da sempre il campionato, quelli che hanno soldi da saccheggiare ogni altra pretendente che si presenta (qualcuno ha detto Götze?), quelli che hanno comunque il bilancio in attivo. Si, hanno perso le ultime due finali e con il Milan escono sempre, ma con un understatement prettamente british tornano sempre e non sfigurano mai. Il Bayern è una squadra che non riesce a suscitare emozioni positive, forse nemmeno fra i loro tifosi che sono sempre più pronti a fischiare che ad applaudire: tra l’atmosfera cupa della splendida Allianz Arena ed il fantastico „muro giallo“ della Borussia non c’è paragone. Nonostante i tentativi disperati dei 200 ragazzi della „Schickeria“ di animare almeno la curva. Il Bayern è molto più facile odiarlo e infatti in Germania o lo ami o lo odi, non c’è una via di mezzo. È la Mercedes delle squadre di calcio: bella macchina, veloce, non si rompe mai e finisce sempre sul podio. Ma le leggende sono targate „Aston Martin“ o „Lamborghini“, fanno battere il cuore sempre gli altri. E nemmeno la finale persa nel recupero col Manchester United o la tragedia dell’anno scorso in casa contro il Chelsea hanno intaccato la loro immagine di „squadra razionale“. Il Bayern è deutsch: sanno fare le cose meglio di chiunque altro, ma mai qualcuno li ama.

Poi c’è il Dortmund. Guidati dal mostro di simpatia Jürgen Klopp, barbuto e sorridente, sono andati dalle stelle alle stalle, dal quasi-fallimento al tetto d’Europa. L’eterna provinciale di lusso, piena zeppa di scandali e storielle varie, quelli costretti a vendere sempre i migliori, da Lewandowski e Götze a Sahin, Kagawa o Barrios. Quelli che comunque riescono a rimpiazzare gli assenti con qualcuno ancora migliore, pescato per 2 Lire nella seconda liga giapponese o rapinato da un peschereccio norvegese. Sembrano una eterna banda di ragazzini, spinti dalla furia e spensieratezza di una squadra che non è mai costretta a vincere, che non conosce pressioni. Solo la gioia del momento, la felicità di poter rincorrere un pallone in un cortile soleggiato sotto gli sguardi attenti della mamma sul bancone. Contano su un pubblico che ora forse è il più bello d’Europa, figli di minatori che ora vivono in una delle regioni più povere della Germania. Un mare in giallo e nero sempre pronto ad abbracciare i ragazzi e di perdonargli ogni passo falso. Il Dortmund è grigio, brutto, „popolare“, ma come sempre si trova qui il cuore di un popolo, nei vicoli „un pò così“, ancora polverati del carbon fossile di anni fa. Umiltà e tradizione, cuore pulsante di una intera regione.

Non so chi vincerà, è una finale. Il Bayern è favorita, fra altre cose sono riusciti a battere la squadra più forte del pianeta in una partita tiratissima, decisa all’ultimo minuto a Torino per via di un arbitraggio scandaloso. Se no stasera si presenterebbe la Juve, finalista sul campo. Ma si sa che il calcio è così, non vince sempre la squadra più forte. E questa sarebbe anche la speranza del „Ballsportverein von 1909“. Sono sicuro che i ragazzi di Klopp sputeranno sangue per strappare la coppa dalle mani Bavaresi e consegnarla ai fedeli tifosi gialloneri. Non so chi vincerà, ma di sicuro il Dortmund non perde.

6 Antworten auf „Don’t mention the war!“

Purtroppo la favola non ha avuto il lieto fine che speravano in molti.
A prescindere dal risultato finale resta comunque l’esempio di quanto sono stati in grado di costruire a Dortmund e dello spettacolo offerto dal muro giallo nero a wembley.
L’augurio e‘ che l’esodo post finale si fermi a Goetze e Lewandoski .

Tiferò Borussia, perchè spero che, per una volta, le idee ed i sogni vincano sui soldi, ma se dovessere vincere il Bayern, sarebbe stra-meritata per la stagione che hanno fatto e per come hanno pianificato in modo intelligente, senza mai fare debiti.

Sono due squadre in missione da un anno circa…questa finale è cominciata per il Bayern nella drammatica notte di Monaco di un anno fa, il Borussia dopo il secondo titolo dell’anno scorso, pensando che un gruppo simile, con giocatori bramati da mezza Europa, non sarebbe potuto resistere per troppe stagioni. A parità di rose l’equilibrio tecnico era abbastanza mercato: pari in attacco, meglio nei due in mezzo il Bayern, soprattutto per merito di Schweinsteiger, meglio come reparto la difesa del Bayern, ma più forte quella del Borussia in singoli come Hummels e Subotic…senza Gotze (sono italiano, e non riesco a non pensare a qualcosa in più che rendeva questa gara „difficile“ per Mario..) e con Hummels rimesso in piedi all’ultimo, la bilancia pende nettamente a favore del Bayern. Però il Borussia ha affrontato con testa fredda e cuore caldo il rischio di sparire dalla faccia della terra, qualche acciacco non lo spaventerà nella notte più importante dei suoi ultimi 16 anni…