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Intervista sul libro „Il Caso Speziale“

Sperando che la tempesta mediatica attorno la finale di coppa TIM si sia calmata, vorrei prendere spunto dalla tanto chiacchierata maglia „Speziale Libero“ sulla quale sembrano esistere almeno due verità: la versione ufficiale ci racconta che la portano persone che celebrano l’uccisione di un poliziotto; le persone che la indossano rispondono che, semplicemente, pensano che il responsabile della tragica […]

Sperando che la tempesta mediatica attorno la finale di coppa TIM si sia calmata, vorrei prendere spunto dalla tanto chiacchierata maglia „Speziale Libero“ sulla quale sembrano esistere almeno due verità: la versione ufficiale ci racconta che la portano persone che celebrano l’uccisione di un poliziotto; le persone che la indossano rispondono che, semplicemente, pensano che il responsabile della tragica scomparsa dell’ispettore Raciti non sia Speziale. Cercando di portare un po‘ di luce alla vicenda, ho letto il libro „Il Caso Speziale“ del giornalista Simone Nastasi che racconta le vicende processuali in un modo molto dettagliato. Processo molto contraddittorio, poco lineare e che comunque lascia ampi spazi alle interpretazioni. Invitandovi di leggerlo sono lieto di presentarvi un’intervista con l’autore Simone Nastasi e l’editore Salvo Bonfirraro.

Innanzitutto voglio ringraziarvi per il libro “Il Caso Speziale” che dà al lettore interessato la possibilità di informarsi sulle vicende processuali che sono risultate nella condanna dell’allora 17enne catanese Antonio Speziale. Più che mai il pubblico sembra diviso tra il mondo delle curve che in tutto il mondo mostra solidarietà e l’opinione pubblica che sembra averlo condannato già prima della sentenza di primo grado.

Editore: La conoscenza sta alla base di tutto, e l’informazione dovrebbe essere obiettiva e non faziosa, come invece è in Italia. Per questo nel nostro Paese non si sa mai cosa accade con esattezza. Certo l’opinione pubblica si divide perché non conosce, se non per sentito dire, e allora ben venga un libro come il nostro che, con coraggio e obiettività, rimette in discussione uno dei casi più emblematici che tocca il mondo del calcio.

Com’è nata l’idea di fare un libro su questo tema spinoso? Domanda all’autore: ha provato a chiedere ad altri editori, quali ad esempio Mondadori e Feltrinelli, se fossero interessati alla pubblicazione dello scritto? Se sì, cosa le è stato risposto?

Editore: Io ho avuto notizia di questo libro attraverso Alberto, mio figlio che si è occupato del recruitment dell’autore perché ha capito, da fine responsabile del marketing, che poteva essere un ottimo prodotto editoriale e che potesse dare, a livello mediatico, un’informazione corretta riguardo IL CASO SPEZIALE.

Autore: No. Non ho provato a chiedere ad altri editori semplicemente perché la proposta è arrivata dalla Bonfirraro editore.

Striscioni, maglie e cori pro Speziale sono stati censurati e condannati dalla stragrande maggioranza della stampa “ufficiale“, con buona pace dell’articolo 21 della costituzione italiana. All’editore: Ha ricevuto pressioni e/o consigli non richiesti affinché non pubblicasse il libro?

Editore: Per mia natura e anche per la mia storia di editore, essendo libero da vincoli politici o di altra natura e non essendo asservito a nessun tipo di lobbies, ho il grande vantaggio di pubblicare quello che ritengo sia giusto la gente sappia attraverso le mie pubblicazioni, senza preoccuparmi di eventuali censure o ritorsioni. Non ho ricevuto, ad oggi, nessuna pressione, tantomeno ho fatto pressioni all’autore per fare un libro fazioso. Ho chiesto ed ottenuto qualcosa di unico da Nastasi, che ha saputo trasformare una brutta storia in un libro da leggere e dal quale ciascuno di noi potesse farsi giudice, riconoscendo la colpevolezza o l’innocenza dopo aver letto le carte processuali che sono state studiate meticolosamente e riportate magistralmente nel libro scritto da Simone Nastasi. Mi ritengo soddisfatto perché abbiamo creato anche un precedente nella letteratura giurisprudenziale. Non esisteva una pubblicazione come la nostra e, oggi, molti avvocati la consultano come fonte di informazione.

Vorrei chiedere all’autore anche la sua opinione sul perché i vari „Speziale libero“ vengano sempre interpretati dai media come offesa alla memoria del defunto Raciti, e non semplicemente come contestazioni ad una sentenza con molte zone d’ombra.

Autore: Questa è una bella domanda, che però dovrebbe essere rivolta a colui o coloro che arrivano ad interpretare in quel modo l’esposizione di una maglietta. Detto questo, sia chiaro che nei confronti dell’ispettore Raciti e della sua famiglia, deve essere mantenuto un decoroso rispetto. E in particolar modo, ci terrei che il libro non venisse strumentalizzato, o divulgato in maniera distorta rispetto alle intenzioni di chi lo ha scritto e chi lo ha pubblicato.

L’Italia e‘ una nazione dove i processi mediatici, spesso celebrati negli studi televisivi dove partecipano presunti esperti tuttologi, più volte anticipano le pronunce dei Tribunali.
Secondo lei l’attenzione mediatica di cui è stato oggetto il caso Speziale ha influenzato e, in caso di risposta affermativa, in quale misura i Giudici che hanno emesso le sentenze di condanna?

Editore: L’attenzione mediatica di cui parla lei è creata da giornalisti che sanno fare solo informazione faziosa e poca obiettiva che non consente, ancora oggi, di poter avere un contraddittorio per ristabilire una equilibrata informazione e dare a chi segue la possibilità di farsi un’idea propria dopo aver ascoltato sia l’una che l’altra parte.

Autore: L’attenzione mediatica verso la vicenda giudiziaria di Antonino Speziale ha avuto fasi alterne. Inizialmente dato il clamore della notizia che la morte di un poliziotto allo stadio può suscitare, nei giorni successivi al fatto e nelle prime settimane a seguire, del caso se ne è parlato e tanto. Poi, piano piano, l’attenzione mediatica è andata scemando. Fino ad arrivare a quello che è successo quest’anno e che personalmente reputo un paradosso: quando la Corte di Cassazione con una sentenza emessa il 6 febbraio scorso, ha ordinato alla Corte di Appello di Messina di rivedere il caso, sebbene per un vizio di forma, in pochi giornali hanno riacceso l’attenzione su questa vicenda. Quando invece, poche settimane fa, un tifoso del Napoli è stato inquadrato in televisione con una maglietta che inneggiava alla libertà di Speziale, a livello mediatico è scoppiato il finimondo. Dunque, tanto per capire, una maglietta può fare notizia e una sentenza no?

Guardando il passato italiano si potrebbe avere l’idea che in casi di “emergenza mediatica“ bisogna trovare un capro espiatorio, un colpevole la cui condanna fa tornare la pace. Pensa che sulla sentenza di Speziale potrebbe aver influito il fatto che il famigerato derby siciliano si svolgeva poco dopo la sentenza di Calciopoli, con la stampa mondiale ancora puntata sull’immagine del calcio italiano?

Editore: Non seguo molto il calcio, dopo aver pubblicato il libro però lo attenziono un po‘ di più ma certamente come in tutte le cose, per la buona pace di una certa classe a volte, così come è accaduto in passato, può accadere di trovare un capro espiatorio per chiudere una vicenda. Stavolta hanno fatto i conti senza l’oste, a mio modo di vedere. Non hanno tenuto conto dei difensori di Speziale… è questo che in questo caso fa la differenza.

Autore: Non penso che lo scandalo Calciopoli abbia potuto influire su questa vicenda. Penso invece che, come in altri casi della storia giudiziaria italiana, il fattore emotivo abbia avuto un ruolo e non di poco conto. Bisognava trovare un colpevole perché il fatto gravissimo in sé lo imponeva. Il punto è capire se veramente questo colpevole sia stato trovato.

Sentito come teste all’udienza dibattimentale del 18/12/08, l’Assistente di Polizia Lazzaro aveva fornito una versione dei fatti che contraddiceva quella già fornita dallo stesso in sede di sommarie informazioni nel febbraio 2007, tanto da essere denunciato dalla madre dello Speziale per il reato di falsa testimonianza. E‘ presumibile che le dichiarazioni rese in sede di sommarie informazioni, qualora confermate in dibattimento, considerata la credibilità di un pubblico ufficiale, avrebbero indirizzato le indagini e il processo sulla pista alternativa dell’incidente, così confutando anche le conclusioni cui è giunta la CTU. Anche la testimonianza dell’Agente Lazzaro nasce dall’esigenza di pervenire ad una sentenza di colpevolezza che colpisse insieme allo Speziale tutto il mondo ultrà, preparando il terreno all’introduzione della tessera del tifoso?

Editore: L’Italia sarà un Paese civile, finalmente, quando si avrà il coraggio, a tutti i livelli, di ammettere le proprie colpe e per questo essere puniti severamente. Assistiamo proprio in questi giorni alla vergognosa situazione del Veneto che ha trascinato ancora una volta il nostro Paese, a livello mondiale, nella merda. A volte, però, accadono degli incidenti… e quando questo accade si deve avere il coraggio di ammetterlo e non nascondersi e farsi coprire. Sono certo che Lazzaro ha una coscienza e che da dal quel giorno è un uomo tormentato.

Autore: E‘ questo uno degli aspetti ambigui di questa vicenda. Effettivamente l’assistente Lazzaro ha fornito due versioni diverse entrambe trascritte in un verbale. Se la versione rilasciata nel corso del primo interrogatorio, quello avvenuto in sede di sommarie informazioni, fosse stato confermata anche in sede di processo, la vicenda giudiziaria avrebbe potuto avere tutto un altro contenuto.

I RIS di Parma nella perizia tecnica loro affidata avevano concluso per la maggior probabilità dell’inidoneità del sottolavello a produrre le lacerazioni riscontrate sul giubbotto in uso all’Ispettore Raciti rispetto all’idoneità.
Come si spiega che tale perizia, in base alla quale, stante l’insussistenza di altri indizi di colpevolezza, era stata disposta con ordinanza del GIP del Tribunale per i Minori di Catania (ratificata da due sentenze successive della SC) la scarcerazione di Speziale, in sede di dibattimento sia stata disconosciuta dal Tribunale, dalla Corte d’Appello e dai periti nominati, sebbene l’istruttoria svolta non avesse introdotto indizi di colpevolezza diversi da quelli già sconfessati in sede cautelare?

Editore: A questa domanda si può rispondere invitando a guardare le serie TV americane, ma ora anche italiane, dove queste cose accadono e gli sceneggiatori scrivono cose di ordinaria quotidianità, a volte condite da fervida fantasia. Purtroppo si può essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato in una circostanza sbagliata e trovarsi coinvolti in una situazione dalla quale è difficile uscirne fuori.

Autore: Prima del Tribunale, e della Corte d’Appello, tralasciando i periti nominati che sebbene tecnici, erano comunque poliziotti della Scientifica dunque colleghi dell’Ispettore Raciti e allora periti di parte, per quanto concerne i giudici la questione è allo stesso tempo più complessa ma anche più interessante. Se infatti come scritto nella domanda, i magistrati del Tribunale, quelli della Corte d’Appello e infine della Cassazione sentenziando la colpevolezza di Speziale, avrebbero in sostanza disconosciuto le conclusioni dei Ris, prima di loro, altri colleghi questa volta del GIP e della stessa Cassazione avevano invece riconosciuto la bontà delle conclusioni ravvisate dai tecnici del RIS di Parma. Dunque i magistrati nella stessa vicenda hanno avuto orientamenti diversi: chi si è pronunciato in un modo e chi un altro, quando in sostanza l’impianto accusatorio è rimasto lo stesso. Bisognerebbe allora capire le ragioni di questo diverso orientamento

È mai stato soggetto di dibattito che era proprio il reparto dell’ispettore Raciti a condurre le indagini? Non sarebbe stato più opportuno incaricare altri reparti?

Editore: Siamo in Italia. Questo scenario sarà possibile solo quando il nostro Paese sarà un Paese civile dove quella scritta che troviamo nei tribunali, LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI, sarà veramente messa in pratica.

Ho appreso che tante curve italiane hanno organizzato o stanno organizzando raduni e dibattiti sul libro. Si può definire un successo anche in termini di tiratura?

Editore: Debbo dire che si può definire sicuramente un successo in termini di tiratura, anche se le nostre sono tirature basse, siamo già alla seconda edizione. Questo è un libro che potrebbe vendere molte più copie ma non è così. Questo dipende sopratutto da quell’informazione a senso unico che non consente di poter aver un contraddittorio e non dà spazio ad un libro in trasmissioni televisive o in pagine di giornali perché il tema trattato è scomodo e non si può far torto ai POTERI FORTI. Se questo libro fosse andato da Fazio, così come vanno molti scrittori di apparato solo perché appartengono al sistema o alla parte politica che tiene lì Fazio, allora avremmo avuto il giusto riscontro nell’opinione pubblica anche fra il pubblico di Fazio. Ho fatto il nome di Fazio ma ne potrei fare tanti altri. Fin quando si è faziosi nessuno mai darà spazio ad un libro come IL CASO SPEZIALE, così come non lo abbiamo avuto per un altro libro molto scomodo dal titolo IL PARTITO DEI MAGISTRATI scritto da Mauro Mellini. Questo è l’unico rammarico che ho. Se avessimo avuto le stesse opportunità di altri avremmo avuto sicuramente un successo maggiore. Tuttavia debbo dire che molta informazione libera, sopratutto in rete, come voi del resto, ci ha accolto bene e qualche giornale si è anche occupato del libro, come IL FATTO QUOTIDIANO. Non ultimi si sono interessati del libro anche quelli di SERVIZIO PUBBLICO. Abbiamo ricevuto telefonate da almeno quattro giornalisti della redazione e Simone Nastasi è stato anche a LA7, perché interessati a fare una trasmissione sul caso Raciti. Ma è passato quasi un mese e non abbiamo più saputo nulla… non vorrei che fosse intervenuto qualcuno a bloccare il tutto.

Due di questi eventi sono stati organizzati da Casapound, un fatto abbastanza discusso in Germania. Ci può spiegare il perché di questa collaborazione?

Editore: Prima ho risposto ad una domanda dicendo che sono un editore libero non condizionato, tanto meno condizionabile. Quelli di Casapound ci hanno invitato per delle presentazioni e noi, per il bene del libro, visto l’interesse che hanno dimostrato per la tematica, siamo stati ben felici di essere stati loro ospiti. Così come saremmo stati ben felici se ci avessero invitati associazioni facenti parte di gruppi di sinistra. Noi non facciamo politica. Noi produciamo cultura e informazione e queste due cose per poter funzionare bene debbono avere un ingrediente fondamentale: LA LIBERTÀ. LA CULTURA È LIBERTÀ e ci rende liberi. Noi lo siamo e siamo a disposizione di quanti volessero invitarci per presentare questo o anche altri libri, senza per questo strumentalizzare o fare propri qualcosa che non gli appartiene. La verità è un bene comune… e se dalla Germania, dove so che c’è un certo fermento per IL CASO SPEZIALE e conoscono anche il libro, ci arrivassero degli inviti per presentarlo anche lì, saremo ben felici di accogliere l’invito. A tal proposito c’è una mezza idea di tradurre il libro in Inglese per dare la possibilità di leggere il libro anche a chi non è italiano.

Autore: Non può essere definita collaborazione ed è sbagliato definirla così. La casa editrice si occupa di stringere accordi per le presentazioni del libro, ma senza pregiudizi politici. Io, come la casa editrice, non faccio politica. Casapound ha mostrato interesse per il libro e se lo stesso interesse fosse arrivato dall’estrema sinistra o da qualsiasi altra parte politica, avremmo accettato l’invito con piacere, senza alcun tipo di problema. Ci mancherebbe che non fosse così.

Veniamo al nodo. Vorrei chiedere un parere personale, un’opinione: secondo lei chi ha ucciso Raciti?

Editore: Basta leggere il libro.

Autore: E‘ una domanda che andrebbe rivolta agli investigatori. Io, da giornalista, mi sono limitato a raccontare una vicenda giudiziaria nella quale sono emersi diversi dubbi. Tecnicamente ad oggi, stando alla sentenza definitiva ed in mancanza di un processo di revisione, la verità giudiziaria è che ad uccidere l’ispettore sia stato, sebbene in via preterintenzionale, Antonino Speziale. Il punto è capire se la verità giudiziaria e quella storica, cioè la verità sostanziale dei fatti, possano coincidere.

Ringrazio i Sig.i Nastasi e Bonfirraro per l’intervista ed il tempo dedicato. Chi è interessato al libro lo può acquistare qui.

16 Antworten auf „Intervista sul libro „Il Caso Speziale““

Perchè tralasciando la fine? E‘ la parte che più avrebbe bisogno di essere raccontata

infatti SPeziale era in gelateria con la ragazza oppure a casa sua, non era presente a spaccare e distruggere il bene comune (sia quello materiale che quello spirituale). Non sarà stata lui,ma ha contribuito a farlo… scusate ma io la penso così

Non c’è niente da scusare, tanto fai parte della maggioranza. È che io penso che persone dovrebbero essere condannati per reati commessi e non per „essere stati lì“ o personale antipatia. E per me la questione „ha partecipato a scontri“ non basta a condannarlo per omicidio preterintentionale. Perlomeno non nell’Italia post-45.

Pezzo molto interessante. Dò il mio contributo aggiungendo che sin dalla prima ora i Radicali,alla Camera,avevano presentato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda prendendo spunto dalla perizia di cui qui si parla.
Mi accodo e spingo per il pezzo sulla Fossa!
HSL

Ok Altravita, a patto che per i dieci anni dello scioglimento della fossa , ci facessi un bell’articolo 😉

„Dunque, tanto per capire, una maglietta può fare notizia e una sentenza no?“ …questo è lo specchio della nostra società. Comprerò il libro a breve 😉

Qualunquismo, decisioni apporssimative, politica mediatica, disinteresse di guardare oltre il proprio cortile e una stampa compiacente…mi piacerebbe se ci daresti una opinione dopo averlo letto.

Per me alla base di tutte le decisioni democratici sta proprio l’informazione, la voglia del cittadino di informarsi sulle vicende che lo circondano. Dopo essersi informato uno può pronunciare un opinione, giusto o sbagliato che sia, ma non prima. Perché di gente che spara sentenze approssimative, basate sullo zero assoluto, il mondo del calcio è già pieno. Solo che qui non si parla di un gioco, ma di un ragazzo 17-enne condannato a 8 anni di carcere. Non vi piacciono gli ultras a prescindere? Va bene, non c’è problema…ma a diventare vittima di un processo con „delle lacune“ può capitare proprio a chiunque.

Finalmente una voce che si oppone al qualunquismo imperante. Ipmressionante il muro di silenzio mediatico eratto attorno a questa vicenda.

La maglie con la scritta „Speziale libero“ invece è diventata la cosa più importante, usato per diffamare chi si è preso la libertà di esprimere la propria opinione su questo processo come uno che festeggia l’uccisione dell’ispettore Raciti. A me dispiace per la tragedia, per lui e per i suoi famigliari. Nessuno dovrebbe morire per una partita di calcio. Ma per me non è stato Antonino Speziale.